Con questo post voglio ritornare su alcune delle considerazioni fatte in questo post,che parlava dello studio di Citi (qui una sintesi di FT). sulla crescita (o melgio detto, decrescita) della domanda petrolifera, anche alla luce dei commenti che si sono susseguiti sulla stampa specializzata al memo pubblicato da Citi.
Riassumendo all'osso il report di Citi, Kleinman e soci ci dicono che:
1) I consumi di petrolio raggiungeranno il picco entro il 2020 intorno ai 90 mln.bbl/gg
2) Le potenzialità globali di sostituzione tra petrolio e gas naturale sono molto elevate ( 4mln.bbl/gg al 2020)
Gli analisti di Argus, in un pezzo apparso sull'AGM di venerdì scorso, contestano le conclusioni di Citi. In particolare, viene mossa una critica sulla ratio tra crescita del PIL e aumento della domanda di petrolio di 0,3% utilizzata da Citi. Tale cifra corrisponde alla media del periodo 2006-2011, ma è la metà di quella della media per il periodo 2000-2005 (0,6%) e, a quanto sostiene Argus, sembra una scelta piuttosto arbitraria, fatta allo scopo di giustificare una crescita della domanda globale di petrolio dell 1,2% annuo tra il 2013 e il 2020.
Inoltre, Argus contesta che sperare di ottenere gli efficientamenti del parco circolante da Citi (nell'ordine del 2,5% /anno per i nuovi veicoli immessi nel mercato) è piuttosto irrealistico, soprattutto alla luce della riluttanza di molti governi dei PVS ad adottare standard di efficienza sui carburanti e sui consumi auto che potrebbero danneggiare i propri produttori nazionali. Ciò è testimoniato anche da un report del GFEI sui progressi nell'efficienza dei veicoli commerciali: se nell'OCSE l'efficienza media è aumentata del 2,4%/anno nel periodo 2005-2011 (2,7 nel periodo 2008-2011), nei Paesi non OCSE, l'efficienza media è aumentata solo dello 0,1%/anno nello stesso periodo.
Insomma, il picco della domanda petrolifera e una sua stabilizzazione sono inevitabili, ma, secondo Argus, non nei modi e per le ragioni elencate dagli analisti di Citi.
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