martedì 30 aprile 2013

Pronti per una nuova rivoluzione energetica?

La shale revolution non ha ancora iniziato a dispiegare le sue potenzialità e a far sentire i suoi effetti su tutti e 5 i continenti che già l'industria energetica inizia a parlare di una "nuova" rivoluzione energetica. The Atlantic, storico magazine americano, decide addirittura di sbatterla sulla copertina del numero in edicola nel mese di maggio: stiamo parlando degli idrati di metano, un composto cristallino simile al ghiaccio, che si forma al contatto tra acqua e piccole molecole gassose, in condizioni di temperatura prossime a 0 gradi e ad alte pressioni.   


Stando a questo report del 2006 del nostro ministero della difesa (si sa, da Churchill in avanti per i militari la questione energetica è sempre stata essenziale), "la particolare struttura chimica di questi composti permette di immagazzinare notevoli quantità di idrocarburi, in prevalenza metano. Si stima che, in condizioni di temperatura e pressione normali, un metro cubo di idrato produca circa 160 metri cubi di metano, e circa 0.87 metri cubi di acqua".


L'esistenza di tale risorse di idrocarburi è ben nota agli scienziati già dagli anni '30 del novecento, ma il loro utilizzo per scopi commerciali non era mai stato seriamente preso in considerazione; negli ultimi decenni USA, Canada, Norvegia, Cina, India, Giappone, Corea del Sud hanno lanciato dei programmi di ricerca sugli idrati di metano. L'interesse nei confronti di tale risorsa energetica ha assunto un ordine di grandezza nuovo da quando, nel marzo di quest'anno, il Giappone ha annunciato di aver utilizzato la nave Chikyu, un bestione da 540 milioni di dollari, per effettuare le prime estrazioni offshore al mondo di gas da naturale da idrati di metano. I giapponesi, che hanno visto la loro già elevata dipendenza energetica dall'estero crescere ulteriormente dopo i fatti di Fukushima e la fermata del 94% (48 su 50) delle proprie centrali nucleari, hanno investito circa 700 milioni di $ in un programma di R&D sugli idrati di metano, e sperano entro il 2018 di riuscire a commercializzare il primo gas naturale estratto da idrato.

Il mondo dell'O&G tutto sta alla porta ad osservare gli esiti della ricerca Made in Japan. Anche perché, stando alle stime di USGS e DOE, di gas naturale contenuto negli idrati di metano ce ne sarebbe parecchio: 40.000 TCF (trillion cubic feet), di cui circa 10.000 TCF classificate come resource grade e quindi potenzialmente estraibili; come termine di paragone, si tenga presente che la BP stima in circa 6.700 TCF le riserve complessive di gas naturale al mondo (convenzionale e non-convenzionale, ovviamente escluso quello contenuto negli idrati di metano). E come si vede dalla cartina riportata sotto, le riserve sarebbero distribuite in maniera piuttosto omogenea nel mondo. 

Insomma, potremmo essere sull'orlo di una seconda "natural gas revolution" nel giro di pochi anni, con implicazioni forti per l'industria energetica, l'economia globale e il clima. Stay tuned per approfondimenti in questi ambiti.  

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